Un’andatura un po’ storta ed esuberante

: antonio tagliarini


un progetto di e con Antonio Tagliarini

accompagnamento drammaturgico Gaia Ginevra Giorgi
assistente alla creazione scenica Gianmaria Borzillo
progetto sonoro Emanuele Pontecorvo
drammaturgia sonora Gaia Ginevra Giorgi
progetto luci Elena Vastano

per INDEX Valentina Bertolino, Francesco Di Stefano, Silvia Parlani
coproduzione prima emersione INDEX; Triennale Milano Teatro
residenze di creazione Fondazione Il Lazzaretto, Triennale Milano Teatro, TeCa Teatro Cassanese, Spazio Matta
e con il supporto di MiC – Ministero della Cultura

“Ogni atto creativo mi obbliga ogni volta a riposizionarmi,
rispetto a me stesso e rispetto al mondo.”

 

Punto di partenza di questo lavoro in solo di Antonio Tagliarini è l’opera Spectacular Board (1982) dell’artista americana Jenny Holzer, un’installazione che prevedeva la proiezione di affermazioni provocatorie su un enorme pannello luminoso a Times Square, Tagliarini concentra la sua attenzione su una di queste affermazioni: “PROTECT ME FROM WHAT I WANT”.

 

Un’interruzione, un imprevisto, un inciampo che gli ha cambiato la vita.

 

Una semplice frase, una preghiera capace di generare un’infinità di domande.

 

“Tout commence par une intérruption” – scriveva il poeta Paul Valéry

 

In questo progetto l’artista ritorna al corpo, alla danza: un flusso somatico che a volte viene interrotto dal pensiero come un inciampo. Il pensiero retrocede, salta in avanti, sbaraglia ogni certezza, incrina il presente, interrompe la danza.

 

Addentrandosi in zone d’ombra ancora non esplorate, l’artista si misura con il tentativo di tracciare un auto-ritratto, disfunzionale, infedele, ironico e opaco, dove l’identità non è un oggetto cristallizzato, monolitico, ma piuttosto un processo mobile, plurale, composto da parti, scarti e innesti.

 

Il meccanismo drammaturgico utilizzato, sia a livello testuale che a livello performativo, si è basato sull’innesto. La scena infesta ed è infestata, è sciame di affetti e reticolo complesso di relazioni, la materia vibra, si regge su un equilibrio precario in cui lo spazio, il tempo e il filo del discorso vanno sempre rinegoziati.

 

Come in una foresta, come in un gioco, il corpo dell’artista si muove per tentativi, si riposiziona, procede per frammenti, riorganizza le forme e i pensieri nel gesto semplice ma sovversivo di attraversare ed essere attraversato.

 

© Lorenza Daverio