Elogio della vita a rovescio

: daria deflorian


un progetto di Daria Deflorian

condiviso con Giulia Scotti
liberamente ispirato all’opera di Han Kang

con Giulia Scotti
collaborazione alla drammaturgia Andrea Pizzalis
aiuto regia Chiara Boitani
disegno del suono Emanuele Pontecorvo
direzione tecnica Alessio Troya
regia Daria Deflorian

per INDEX Valentina Bertolino, Francesco Di Stefano, Silvia Parlani
una produzione INDEX
in collaborazione con A.D., TeatroBasilica, Lottounico, Carrozzerie | n.o.t
con il supporto di MiC – Ministero della Cultura

un ringraziamento a Silvia Rampelli e Attilio Scarpellini

Elogio della vita a rovescio, titolo preso in prestito da un saggio di Karl Kraus, è una prima produzione attorno all’opera della scrittrice coreana Han Kang, premio Nobel per la Letteratura 2024. Il progetto biennale ha portato, nel 2024, alla messa in scena del suo capolavoro, La vegetariana.

 

Perché questo interesse verso Han Kang? Nei suoi libri si mescolano in maniera estremamente singolare dimensione esistenziale e fantasia, al limite del fantastico. Sfondo storico (in particolare in Atti umani) e osservazione dei legami familiari. Capacità di dettagli infinitesimali e “campi lunghi” che rendono il paesaggio un vero e proprio personaggio. E una interessantissima tensione, da un punto di vista scenico, tra grande capacità narrativa e figure silenziose, che scelgono con determinazione di non “spiegarsi” più, di resistere alla diffusa sensazione che si esiste solo se ci si racconta.

 

Figure soprattutto femminili, la più straordinaria della quali è la protagonista del romanzo più famoso e tradotto di Han Kang, La vegetariana. Una versione assolutamente originale di risposte al mondo solitarie e ribelli, prima fra tutte il “Preferirei di no” del Bartleby di Melville.

 

Elogio della vita a rovescio si concentra su uno dei rapporti più raccontati da Han Kang nei suoi libri: quello tra sorelle. Non solo nel più conosciuto La vegetariana, ma anche in Convalescenza e in White Book (non tradotto in italiano), dove si rivela, ogni volta attraverso trame diverse, la potenza di questo legame.

 

In scena vediamo solo la sorella che crede di essersela cavata, quella che “fin da bambina aveva posseduto quell’innata forza di carattere necessaria a farsi strada nella vita. Come figlia, come sorella maggiore, come proprietaria di una attività, perfino come passeggera in metropolitana nel più breve dei tragitti, aveva sempre fatto del suo meglio.” L’osmosi tra le due sorelle è una corrente infinita, che ribalta concetti come quelli di salute, consapevolezza, giustezza delle scelte e l’elogio della vita a rovescio è il riconoscere che l’altra, la sorella, quella strana, quella crepata, quella che ci ha lasciato, ci sta lasciando, se ne è andata, ha fatto quello che ha fatto anche per noi.

 

Sullo sfondo incessante, la violenza delle relazioni domestiche. Anche le più apparentemente innocue. E sullo sfondo dello sfondo, la violenza del mondo.

 

© Andrea Pizzalis